Allenamento essenziale per il finale di scacchi

Finalmente, dopo quasi un anno e diverse notti insonni, sono riuscito a completare il mio nuovo libro sui finali di partita. Il libro è nato dalla preparazione di un corso in  presenza sui finali di partita, in cui mi sono accorto come lo studio di questo aspetto del gioco risulti ostico alla maggior parte dei giocatori.



Negli scacchi, il finale è la parte conclusiva della partita, in cui sono presenti sulla scacchiera solamente pochi pezzi oltre ai due Re. Sebbene non sia sempre chiaro in che momento preciso avviene la transizione tra il mediogioco e il finale, queste due fasi della partita sono però decisamente diverse in alcune caratteristiche fondamentali, tra cui il diverso ruolo del Re e la lotta per portare un pedone a promozione. 
Lo studio dei finali di partita risale a centinaia di anni fa, ed è servito a raggiungere una accurata comprensione delle tecniche di vittoria (o di pareggio) in posizioni con pochi pezzi sulla scacchiera. Grazie all’ausilio dei computer e all’analisi retrograda dalle posizioni di matto e stallo, si è oggi arrivati a determinare il seguito migliore in posizioni che presentano fino a 7 pezzi (compresi i due Re). Le tablebase sono i database di posizioni ottenuti dalle analisi retrograde a cui i computer possono accedere per determinare con esattezza l’esito del finale. Thompson, Nalimov. Sygyzy sono alcuni formati in cui le tablebase si sono evolute negli anni. Una versione online delle syzygy tablebase è consultabile online (ad esempio ai seguenti indirizzi: https://syzygy-tables.info/ oppure https://lichess.org/analysis) e consente a chiunque di interrogare un consulente “divino” e infallibile sulla verità di questi finali con un numero limitato di pezzi. Esistono tuttavia almeno due tipologie di problemi:

  1. questa enorme mole di conoscenza non è “digeribile” dal cervello umano per utilizzarla nella pratica agonistica (le syzygy tablebase di 7 pezzi contengono 423,836,835,667,331 posizioni legali uniche memorizzate in circa 18 Terabytes). 
  2. le tablebase sono limitate a soli 7 pezzi, una goccia nell’oceano degli infiniti finali possibili. 

L’esito di un finale nella partita pratica è quindi ancora legato all’abilità che il giocatore saprà dimostrare sulla scacchiera e al bagaglio di conoscenze di temi e tecniche che avrà saputo sintetizzare e memorizzare.

Il maestro internazionale Roberto Messa, nella sua prefazione al libro di Yuri Averbakh “Cosa bisogna sapere sui finali”, scrive: “Un errato pregiudizio per cui molti giocatori non amano il finale vorrebbe che in questa fase della partita l’aspetto scientifico prevalga su quello creativo, ma chi si accosterà allo studio dei finali con lo spirito giusto presto si renderà conto che anche questa è un’arte.”

Questo libro propone un approccio attivo allo studio dei finali basato su una raccolta di esercizi e posizioni selezionate accuratamente dalla migliore letteratura scacchistica e dal più grande database di finali da studio ad oggi disponibile. La scelta di procedere per esercizi anziché con una trattazione tradizionale, enciclopedica e descrittiva delle principali tecniche del finale è ispirata al metodo di allenamento, attribuito all’autorevole trainer russo Mark Dvoretsky, basato su sessioni di lavoro su set di 5-6 esercizi, da effettuarsi in un tempo limitato e predefinito, simulando il più possibile la situazione di una partita reale. Questo approccio ha anche l’ambizione di favorire un atteggiamento più attivo ed esperienziale allo studio degli scacchi, improntato sul concetto di “learning by doing” (imparare facendo).

Su Amazon, in formato ebook e cartaceo: https://www.amazon.it/dp/B07M82TPYK

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